Fare scuola in un bosco è un’esperienza tra le più meravigliose che un bambino possa fare nella vita.
Negli anni Cinquanta, in Danimarca, una mamma, di nome Ella Flautau, decide di creare un piccolo asilo familiare per aiutare altre mamme lavoratrici che vivevano in condizioni di ristrettezze economiche. Per ovviare alla necessità di affittare dei locali per ospitare l’asilo, decidono di tenere i bambini all’aperto, portandoli a giocare ogni giorno in un parco. L’idea piace a diversi genitori del vicinato e nasce così l’idea di un asilo nella natura che prenderà il nome di Skogsbornehaven o Naturborneahaven e che nel giro di pochi anni si diffonderà in tutto il Nord Europa.
Waldkindergartens
I skogsbornehaven o naturborneahaven danesi sono oggi meglio conosciuti con il termine tedesco di waldkindergartens. Essi si trovano nei boschi (wald), e sono centri educativi (kindergartens, letteralmente “giardini per bambini”) per bambini in età prescolare.
Nei waldkindergartens i bambini trascorrono tutta la giornata all’aperto qualunque siano la stagione e le condizioni atmosferiche. I bambini, dai tre ai sei anni, giocano tutti assieme. Opportunamente vestiti a seconda della stagione, i bambini se ne stanno liberi in mezzo alla natura, chi a giocare con l’acqua di una pozzanghera, chi a fare costruzioni con rami e rametti, chi a creare mondi immaginari con gli oggetti e le scenografie che, nei vari momenti dell’anno, il bosco mette a disposizione. Sono lasciati il più possibile liberi, nella scelta e nella creazione dei giochi, nel movimento e nell’esplorazione dello spazio e nella gestione delle relazioni con l’ambiente e con il gruppo; sperimentano in ogni istante il delicato equilibrio tra libertà e disciplina.
Le regole sono poche e semplici: rimanere a una distanza dalla quale si sentano chiamare operatori e non toccare gli animali che si possono incontrare. In alcune scuole un paio di volte al mese i bambini fanno delle gite durante le quali visitano fattorie vicine, laboratori artigianali, musei. Il rapporto tra bambini ed educatori è generalmente di uno a cinque e la sicurezza dell’ambiente viene sempre tenuta sotto supervisione dagli educatori stessi.
Nei waldkindergartens quello che conta è l’esperienza diretta; i bambini, grazie all’ampia gamma di occasioni offerte dalla natura, hanno la possibilità vivere giornalmente vere avventure, di usare tutti i sensi, soddisfare il loro bisogno di movimento e di incrementare le capacità motorie e le proprie forze; riescono a essere più calmi e meno aggressivi.
In questi giardini d’infanzia i bambini entrano presto in contatto con l’esperienza del limite, imparano a conoscere i limiti dell’ambiente e di se stessi e quindi anche a superarli. Il gioco libero nella natura aiuta a favorire un rapporto di armonia tra corpo e mente, a migliorare l’equilibrio interiore e a controbilanciare la vita frenetica, lo stress, l’invasione di stimoli e la sovrabbondanza di giocattoli con cui devono fare i conti i bambini di oggi.
Nella natura ritrovano lo spazio per essere bambini, per muoversi e correre, giocare e ridere, per attraversare fossi o fare giochi d’equilibrio sui tronchi, toccare e annusare fiori e bacche, lasciarsi cadere nell’erba alta o in mucchi di foglie secche, scoprire il verso del picchio, degli altri uccelli o lo scricchiolio delle foglie. D’inverno possono esplorare tracce, riconoscere orme o cercare di catturare i fiocchi di neve con le mani. Nella natura fanno continuamente nuove scoperte, percepiscono i più piccoli cambiamenti, incontrano gli elementi, riconoscono il bosco come ambiente di vita per gli animali e le piante. Nell’ambiente naturale i bimbi possono trovare tranquillità e dedicarsi per lungo tempo all’osservazione di insetti e altri piccoli e grandi animali: entrano in contatto con materiale vivente, e questo è molto interessante per loro e offre loro impressioni profonde e durature. Il bosco richiede iniziativa personale e stimola particolarmente la collaborazione e la cooperazione: una capanna o una diga può essere costruita più facilmente in tanti ed è anche più divertente. Il bosco offre anche molte possibilità naturali di appartarsi: i bimbi possono nascondersi dietro alberi o costruirsi delle tane. La natura stimola l’iniziativa, la creatività e la fantasia per giochi sempre nuovi. Il gioco con materiali naturali fa diventare il bambino un tecnico, un filosofo, un artigiano, un esploratore. I bambini devono mettersi d’accordo con i compagni sulla funzione e lo scopo del materiale, che può essere trasformato e reinterpretato. Questo sviluppa molto la capacità di comunicazione e queste esperienze possono essere applicate e utilizzate anche in altre situazioni della vita. Bambini che sono stati motivati a trovare le proprie soluzioni, avranno molto probabilmente più fiducia in se stessi. Il contatto con la natura inoltre sensibilizza alle relazioni e alle reti ecologiche e fa scoprire il valore della comunità faunistica e floristica e della vita in generale.
La lunga tradizione che ha visto il Nord Europa fortemente interessato alla creazione di nuovi paradigmi educativi, come dimostra la grande diffusione delle scuole che adottano l’indirizzo steineriano o altre pedagogie alternative, ha sicuramente creato in questi paesi un terreno fertile anche per lo sviluppo dei waldkindergartens. Inoltre, a differenza di altri paesi europei come la Francia e l’Italia, in Danimarca, Svezia, Norvegia e Germania non esistono degli standard nazionali che regolamentino i centri educativi per i bambini in età prescolare. È così che grazie al crescente desiderio di molte famiglie di dare un’opportunità ai loro figli di vivere un contatto più diretto con il mondo naturale, i waldkindergartens si stanno rapidamente diffondendo, e oggi se ne contano diverse centinaia.
La filosofia dei waldkindergartens si può riassumere in questi quattro principi basilari:
La natura, con la sua fonte inesauribile di opportunità di gioco, stimola nei bambini la fantasia, la curiosità e la creatività.
Il contatto diretto con la natura consente ai bambini di riconoscere spontaneamente il valore dell’ambiente naturale.
Il bosco offre ai bambini un ambiente ideale per muoversi in libertà, sviluppando sicurezza e fiducia in se stessi.
Nel gioco libero, associato a una routine quotidiana, i bambini imparano ad intessere le loro relazioni sociali ed anche a risolvere i conflitti.
Dopo diversi anni dalla loro nascita, si stanno cominciando a studiare e valutare i risultati di questa esperienza pedagogica. I bambini stanno bene e frequentano volentieri, i genitori sono soddisfatti e le risposte delle maestre elementari che si trovano a insegnare a classi con bambini provenienti dai walkindergartens sono generalmente positive: buona capacità di concentrazione e autonomia, spiccata creatività e curiosità, minor aggressività, impazienza e tendenza ad ammalarsi.
Stare all’aria aperta anziché nel chiuso di una classe non solo fa bene alla salute, non solo migliora le facoltà motorie e di apprendimento, ma stimola anche lo sviluppo dei sensi; cominciare i primi anni di scuola in mezzo alla natura consentirà un domani di imparare più veloci a leggere e a scrivere o a far calcolo, o a rapportarsi col mondo esterno.
Se è vero che da adulti facciamo tesoro di ciò che abbiamo conosciuto e amato da bambini, a beneficiare di questi anni trascorsi a giocare nella e con la natura non saranno solo i bambini, ma la natura stessa, verso la quale essi, divenuti adulti, continueranno a nutrire e manifestare attenzione, rispetto e sensibilità.
Gli anziani Lakota dicevano ai bambini: “Sediamo in grembo a Madre Terra, dalla quale noi e tutti gli altri esseri viventi veniamo. Presto ce ne andremo ma il luogo in cui siamo ora rimarrà per sempre”. Così imparavamo a sederci per terra e a diventare consapevoli della vita in noi nelle sue innumerevoli forme.
Dagli asili nei boschi agli agriasili
Sull’esempio degli asili nel bosco in del Nord Europa, anche nel nostro paese stanno nascendo le prime scuole per l’infanzia dove i bambini possono stare a stretto contatto con la natura e gli animali. Nel 2005 è nato in Piemonte il primo agrinido italiano, che accoglie un piccolo gruppo di bambini all’interno di un’azienda agricola di Pinerolo. L’esperimento ha successo e basta poco tempo perché i posti si esauriscano. Nel 2006 un agriturismo di Chivasso, in provincia di Torino, propone un altro progetto alla Coldiretti e inaugura un agriasilo all’interno della propria struttura.
A differenza del nido, l’agriasilo prevede la partecipazione ai bambini da 3 a 6 anni e quindi propone un’ulteriore continuità didattica. Oltre a contribuire a risolvere il problema dell’assenza cronica di posti negli asili, il progetto diventa oggetto di attenzione da parte sia della Regione Piemonte sia del Governo nazionale, che lo cita espressamente in un documento del 2008 come miglior pratica per la diversificazione delle attività delle aziende agricole e per la partecipazione delle imprenditrici al mercato del lavoro.
Un agriasilo è una vera e propria scuola dell’infanzia, soggetta ai regolamenti e alle normative specifiche dei servizi educativi per l’infanzia, con la differenza che è ubicato all’interno di un’azienda agricola, in campagna. In base alla normativa vigente, che fissa il numero massimo di bambini in relazione alla metratura dei locali, si tratta spesso di sezioni contenute, nelle quali vengono garantite tutte le appropriate cure quotidiane (pranzo, sonno, cambio) ma con un progetto educativo specificamente studiato per favorirne l’interazione con l’ambiente naturale: un approccio genuino con i ritmi e i valori del mondo rurale, più tempo all’aria aperta, a contatto con la natura, in una sorta di “aula verde” dove coltivare le piante, socializzare con gli animali, imparare a conoscere i ritmi della natura e seguire un’alimentazione sana. Se il metodo migliore per acquisire conoscenze teoriche è quello di fare esperienze pratiche, l’agriasilo si avvantaggia del legame con il mondo rurale, un mondo organizzato sull’arte del fare e sull’uso delle mani. Le opportunità didattiche degli agriasilo variano naturalmente dall’attività produttiva dell’azienda in cui ci si trova.
La rapida diffusione degli agriasili è dimostrata dalle numerose iniziative in cantiere, molte delle quali si sono già trasformate in realtà operative, promosse in varie regioni, soprattutto Piemonte, Veneto, Trentino e Friuli.
Ad oggi l’esperienza dell’agriasilo è quella che in Italia sta per prima timidamente cominciando ad offrire una reale opportunità ai bambini di vivere un contatto quotidiano e prolungato con la natura. Il progetto è ancora giovane e non si sono ancora delineati quelli che sono gli indirizzi pedagogici ai quali la proposta fa riferimento. Sicuramente con l’agriasilo si sta aprendo una grande opportunità sulla quale cominciare seriamente a lavorare ed investire energie perché possa acquisire solide basi sulle quali crescere e moltiplicarsi.
Abbiamo la Terra non in eredità dai genitori, ma in affitto dai figli.
Proverbio Indiano
Quando ci avviciniamo a un bambino, quando ci prendiamo la responsabilità come adulti di accompagnarlo per un tratto della sua esistenza, non possiamo non domandarci chi abbiamo di fronte e che cosa ci stia chiedendo quel essere il cui futuro poggia così delicatamente nelle nostre mani. Se saremo in grado di metterci da parte e vedere il bambino per ciò che egli è e che può manifestare grazie alla libertà che gli concediamo, al di là delle nostre proiezioni e aspettative, vedremo un bambino sempre in movimento, sempre intento a toccare, esplorare e trasformare ogni cosa che incontra, un bambino che vuole correre e saltare, che non esita e sporcarsi per raggiungere i suoi scopi. Vedremo un bambino sempre aperto ad accogliere tutto ciò che il mondo gli può offrire, entusiasta per ogni piccola o grande cosa, un bambino pieno di domande e curiosità, un bambino pieno di meraviglia. Vedremo un bambino che ama stare all’aria aperta, e in essa muoversi, giocare, esplorare, costruire, imparare. Se osserviamo veramente il bambino, ci accorgeremo che è egli stesso che ci chiede tutto questo, di poter stare e crescere a contatto con la natura perché di essa egli ha bisogno.
In questo momento storico l’ambiente ha profondamente bisogno di esseri umani consapevoli della loro reciproca appartenenza e interdipendenza con in mondo naturale. Così come il bambino ha bisogno della natura per crescere sano e con un senso di unione con tutta l’esistenza, così la natura ha bisogno di esseri umani che, avendola amata sin da bambini, la rispettino e tutelino come bene prezioso per tutta l’umanità.
Da Ecopedagogia.it di Gaia Camilla Belvedere
OBIETTIVI
Il bosco è un luogo di grande calma e serenità
Remo Gugolz
Fondatore in Svizzera, a San Gallo di uno dei primi asili nei boschi.
Il progetto “L’asilo nel bosco” nasce dall’incontro tra due realtà educative che da oltre quindici anni sono operative ricercando la maniera migliore di rispondere ai bisogni dei bambini. Prevede la realizzazione di una struttura dedicata alle attività ludico ricreative dei bambini completamente immersa nel verde. L’area dovrà essere di almeno 6000 mq con un fabbricato da utilizzare come ristoro e mensa. La scuola, dedicata ai bambini dai 3 ai 6 anni sarà curata da educatrici di professione di stampo Montessoriano ed il percorso formativo sarà completato da laboratori che prevedono pittura, scultura, teatro ed musica; l’intero progetto si ispirerà all’asilo nel bosco di Ostia Antica.
L’obiettivo principale dell’Asilo nel Bosco è che i bambini crescano felici. E così, tra sassi, pigne, foglie e pezzetti di legno i piccoli sono liberi di inventare, fantasticare e giocare modellando la realtà, costruendola e inventandola a loro piacimento.
“L’asilo nel bosco – afferma il coordinatore Paolo Mai – è un progetto pedagogico rivolto ai bambini dai 2 ai 6 anni che si propone di rispondere ai loro bisogni attraverso una quotidianità scolastica che si svolge quasi per intero all’aria aperta. Nell’asilo nel bosco la classe, intesa come spazio chiuso e sempre uguale, scompare e lascia il posto all’ambiente esterno ricco di stimoli. Così facendo i bambini ‘imparano facendo’ attraverso diverse esperienze che stimolano la curiosità, l’immaginazione, l’autonomia e la creatività”.
“Gli obiettivi pedagogici – afferma Danilo Casertano, responsabile della formazione – sono quelli che ci suggerisce il ministero della Pubblica istruzione e che sono raccolti in cinque campi d’esperienza: discorsi e parole, il sé e l’altro, il corpo e il movimento, immagini suoni e colori e la conoscenza del mondo. Tuttavia la nostra progettazione pedagogica non si strutturerà esclusivamente sulle proposte dell’adulto che vuole trasmettere competenze ai bambini, ma partirà dall’ascolto di questi ultimi e dei loro bisogni. Per questo motivo anche il rapporto numerico educatore – bambino sarà ridotto: da 1 a 25 della scuola tradizionale a 1 a 10”.
“Educare all’aria aperta – spiegano Paolo Mai e Giordana Ronci – ci pare particolarmente funzionale ai nostri scopi in questo periodo in cui a livello scientifico si comincia a parlare di patologie legate al “deficit di natura” (Richard Louv “L’Ultimo bambino dei boschi”), in un contesto in cui alcune attitudini innate del bambino quali la fantasia, l’immaginazione e la creatività sono mortificate, in cui la curiosità viene imprigionata da rigidi schemi costruiti dall’adulto e in cui tutto sembra ruotare intorno all’aspetto cognitivo rilegando in un cantuccio l’importanza della relazione e delle emozioni”.
Nell’asilo nel bosco i bambini “imparano facendo” attraverso diverse esperienze che stimolano la curiosità, l’immaginazione, l’autonomia e la creatività, scompare e lascia il posto all’ambiente esterno ricco di stimoli. I bambini così “imparano facendo” attraverso diverse esperienze che stimolano la curiosità, l’immaginazione, l’autonomia e la creatività. Nel libro L’asilo nel bosco (Edizioni Tlön, 2016), firmato con lo pseudonimo Emilio Manes, Paolo Mai scrive: “Come dice Tiao Rocha (antropologo e educatore brasiliano, ndr), la scuola non è il servizio militare obbligatorio e dunque deve essere un luogo in cui i bambini siano allegri e vadano con piacere, a tal punto da desiderare che sia aperta anche il sabato, la domenica e durante le feste. I bambini vivono nel presente, se chiediamo loro se preferiscono una caramella oggi o cinque domani la scelta cadrà sicuramente sulla prima opzione. In virtù di questo i nostri sforzi sono concentrati nel garantire loro un presente piacevole, convinti che sia la base anche per garantire loro un futuro soddisfacente”.
E a chi si mostra preoccupato per il futuro, pensando che possa essere dannoso per i più piccoli vivere felici e allegri e seguire i propri interessi per poi ritrovarsi “seduti e chiusi in aula alle elementari” i responsabili rispondono che “un bambino autonomo, creativo e che abbia una sana autostima saprà cavarsela in qualsiasi situazione”.
E, soprattutto, rispondono che esistono già anche le scuole elementari che seguono la stessa impostazione. Dall’esperienza dell’asilo, infatti, lo scorso anno è nata anche la Scuola nel Bosco, una primaria in collaborazione con lo Stato: “una scuola pubblica nel suo senso etimologico di aperta a tutti e appartenente al popolo, una scuola con sovranità educativa”.
Il progetto funziona. E piace. Tanto che, in questi due anni, i responsabili sono stati e continuano a essere impegnati in corsi e seminari indirizzati a chiunque voglia aprire una scuola dell’infanzia o una primaria che segua lo stesso paradigma educativo e che voglia davvero curare “il deficit di Natura” attraverso l’outdoor education, ovviamente, seguendo un’unica regola: “vietato non essere felici”
CONCLUSIONI
In Danimarca e in Germania sono stati condotti vari studi riguardo ai vantaggi che il contatto con la natura ha sui bambini – al posto dello stazionamento in una ambiente chiuso – sia in termini di benessere fisico che psicologico e i risultati sono stati sorprendenti. L’idea fondamentale, secondo Marga Keller, che ha fondato e dirige, a Zurigo, Wakita, un altro asilo all’aperto – è imparare mediante il gioco e far sì che il bambino arrivi da solo a capire il funzionamento delle cose. È poco realistico aspettarsi che tutti comprendano nello stesso momento: ogni alunno ha bisogno di tempi propri per rielaborare e in-teriorizzare i contenuti delle esperienze vissute. Anche secondo Tilde Giani Gallino, ordinario di Psicologia dello sviluppo all’Università di Torino, – si tratta di un modello educativo molto valido. Il bambino, infatti, ha una grande capacità di adattamento e attraverso i cinque sensi apprende moltissimo.
Crediamo quindi sia fondamentale costruire un progetto pedagogico e didattico che poggia su cinque basi fondamentali:
Lo spazio esterno come aula didattica privilegiata.
Una grande attenzione alla relazione, nella nostra scuola il rapporto educatore bambino è 1 a 9 e non 1 a 25 come nella scuola dell’infanzia tradizionale
L’esperienza diretta come principio cardine della didattica, come dice un proverbio giapponese molto caro a Bruno Munari e Gianfranco Zavalloni: ”Chi ascolta dimentica, chi vede ricorda, chi fa impara“.
L’importanza delle emozioni, si può vivere da adulti felicemente senza sapere i logaritmi o senza conoscere la struttura dell’atomo, non si può essere felici senza sapersi relazionare con l’altro e non sapendo amare.
Il gioco come veicolo didattico privilegiato e come strumento comunicativo maggiormente usato.
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